Qualcosa di me

"Dipingo le donne per restituire la mia esperienza come donna e come persona. E ho cominciato farlo quando ho capito il filo conduttore della mia vita: un abbraccio mancato che mi ha spinto ad inventare dei contenitori che fossero come abbracci."


A cavallo tra la metà degli anni ’70 e la metà degli ’80 ero una giovane donna nel pieno del movimento delle donne e ho scelto di viverlo sul terreno, lavorando per undici anni in un consultorio femminista. Era uno dei primi consultori autogestiti da un piccolo gruppo di donne, dove ho avuto la possibilità di entrare in contatto quotidiano con moltissime donne e di parlare con loro di salute, sessualità, contraccezione, aborto, maternità. Quegli anni mi hanno aiutato a capire e sentire che il destino di una donna potesse essere diverso da quello che avevo conosciuto. Spesso mi ripetevo: essere donna non può essere solo così. Il lavoro in consultorio mi ha fatto crescere grazie al confronto con altri percorsi femminili e la scoperta che esistono diversi modi di vivere la sessualità e le relazioni, aprendomi alla ricerca sul mio essere donna e, negli stessi anni, attraverso l’espressione artistica ho cominciato a ricreare l’abbraccio mancato della mia storia.


I viaggi

Mi piace il viaggio di conoscenza, di immersione in altre culture, perché sono curiosa e mi piace imparare attraverso l’osservazione di luoghi sconosciuti e delle persone che li abitano attraverso la loro vita di ogni giorno. Mentre lavoravo come decoratrice e scenografa ho viaggiato spesso in Italia, in molti paesi europei, in Oriente, in Cina e in Africa e ho sempre portato a casa dai miei viaggi degli oggetti del quotidiano: tovaglie di plastica che rivestono i banchi dei mercati, contenitori di uso comune, come scatole di latta, tessuti, ceste.

I contenitori

Con la ceramica e i contenitori-ciotole ho sperimentato e lavorato con terre e smalti. Ho imparato a tornire con la fantasia di rendere visibile il contenuto attraverso le forme che nascevano, il movimento centrifugo che raggiunge la sponda che lo limita. Poi con i nidi di rami e fibre intrecciati, dove ridavo forma a grovigli di rami e fibre naturali. Il mio primo nido è stato un cespuglio sradicato dal vento che ho portato a casa da un viaggio, che ho smontato e ricreato a forma di nido. Da lì in poi ho raccolto rami e liane in natura e facendomi guidare dalla flessibilità dei materiali li ho ricomposti in forma di contenitori-nidi.

Nel frattempo...

Nel frattempo, mi ero resa conto che l’esperienza al consultorio si era conclusa, perché è vero che i contenitori includono e abbracciano, ma possono anche diventare soffocanti quando si chiudono su se stessi. Ho quindi lasciato il consultorio per dedicarmi ad un’attività completamente diversa che comprendesse anche la mia preparazione artistica: la ricerca e l’allestimento di arredi ed oggetti per i set pubblicitari e cinematografici. Mi sono così riavvicinata al mondo tradizionale del lavoro, che includeva di nuovo il maschile dopo un decennio di quotidianità prevalentemente femminile, ma che si è rivelato un ambiente competitivo e gerarchico, nel quale era difficile e raro poter coniugare la ricerca a scopo professionale e la mia passione per gli oggetti e poter portare il mio sguardo e il mio contributo estetico al lavoro. Questo mi ha spinto a cercare altri progetti, come la realizzazione di eventi, feste e matrimoni, in cui ho potuto esprimere liberamente il mio sguardo sul mondo.