Anche le figure femminili sono per me dei contenitori.
Ho iniziato con i ritratti di persone vicine, ma poi ho scelto di disegnare
donne del nord Africa, del medio ed estremo oriente perché per me
rappresentano delle icone femminili, delle madonne laiche che, nelle poesie
che ho letto parlano con immediatezza, semplicità della loro condizione di
donna, come alcune delle scrittrici che ho più amato- Fatema Mernissi,
Malika Mokeddem, Maram Al Masri, Moniza Alvi- ma anche perché ho vissuto
i primi anni della mia vita in Egitto.
Preferisco comunque dipingere le donne di altri mondi perché le posso
osservare dalla giusta distanza, riscoprendo attraverso di loro valori come la
bellezza e la dignità, anche in situazioni di estrema povertà, perché
attraverso i loro gesti e le loro abitudini trasmettono il loro patrimonio interiore
segreto.
Penso ad esempio alle donne che per andare al mercato si vestono, si
drappeggiano, si mettono monili e curano la loro bellezza dando grande
importanza ai dettagli.
Sono donne che esprimono la forza dei gesti veri, che vivono in luoghi
protetti, ma che quando escono di casa per fare la spesa riportano dal mondo
esterno impressioni, scambi ed esperienze, che danno potenza e significato
ai loro gesti abituali, in un percorso circolare che è lo stesso che faccio io con
le immagini.
Gli sfondi Gli sfondi delle mie donne che escono dai muri sono materici perché voglio che abbiano la concretezza e la terrosità dei muri veri, dai quali faccio emergere la figura femminile come un’icona sacra. Spesso parto dalle immagini dei muri che ho fotografato viaggiando, aggiungo altri pezzi di carta che strappo, dipingo con colori solari e ricopro di sabbia, terra, spezie, che gratto e coloro di nuovo, creando strati su strati, fino a realizzare l’aspetto materico di un vero e proprio muro. Queste donne a metà strada tra il dentro e il fuori rappresentano il percorso circolare e dinamico tra il dentro- la ricerca interiore, le parole non dette, l’intimità della casa- e il fuori- il mondo esterno, gli altri, le convenzioni e le regole- attraverso cui ogni donna può cercare e trovare la sua identità profonda. Le immagini stratificate Quando creo un’opera ho una tecnica molto personale: per prima cosa disegno la figura, la dipingo, creo vari strati materici poi la stampo e così facendo metto una distanza tra me e l’immagine. Un passaggio che mi serve per trasformarla in altro da me. Poi, come con i cespugli che sono diventati dei nidi o con i turbanti che ho trasformato in sculture, lavoro di nuovo la stampa nei diversi strati che compongono l’immagine e si sovrappongono, fino a diventare qualcosa di più tangibile e terroso, mentre aggiungo ancora colori che poi invecchio e tratto con la carta vetrata, sottolineando dei segni e aggiungendo altri materiali. E a quel punto l’immagine si è trasformata creativamente e può raccontare la sua storia.